E' stata approvata a Dublino
una risoluzione che invita i membri di Amnesty International a sviluppare una politica
che sostenga la totale decriminalizzazione di tutti gli aspetti del
"lavoro sessuale" (" a policy that supports the full decriminalization of all aspects of consensual sex work"), vale a dire, che supporti e solleciti non solo
l'auspicabile depenalizzazione di chi pratica sesso a pagamento, misura
condivisa da tutti, dalle abolizioniste in primis, ma anche la mercificazione delle donne da parte dei
clienti e lo sfruttamento legalizzato e istituzionalizzato della prostituzione
da parte dei proprietari dei bordelli.
La suddetta risoluzione si fonda sulla convinzione che la
regolamentazione della prostituzione riduca i rischi di subire violenza da parte di chi la
esercita.
Si tratta di uno dei tanti miti che circolano sulle magnifiche
sorti e progressive della regolamentazione, miti che ho confutato in un testo pubblicato sul blog di Massimo Lizzi, cui rinvio
Riprendo l'argomento e aggiungo
ulteriori dati ufficiali o forniti da organizzazioni favorevoli alla
prostituzione. In Germania, secondo cifre del Ministero della Famiglia risalenti al 2007, il 41% delle prostitute ha subito violenza fisica o sessuale. [1]
Da una ricerca effettuata nel
2011-2012 da TAMPEP, nell'ambito dell' Indoors Project, si apprende che il 47% delle 200 prostitute di
Amsterdam contattate ha affermato di aver sperimentato la violenza e non è detto che una parte
delle altre partecipanti non l'abbia subita, dal momento che la domanda non è
stata posta a tutte. [2]
"For 46.5%
of the sex workers contacted, no experience of violence was reported, or
violence was not an issue discussed by the outreach team". [3]
In un altro 4,5% di casi la violenza è stata osservata dagli stessi intervistatori e nel restante 2% dei casi le prostitute hanno riportato esperienze di maltrattamenti subiti dalle colleghe. [Ibidem]
Germania e Paesi
Bassi sono Stati che hanno adottato un approccio regolamentarista. E' questa la
sicurezza da loro garantita alle prostitute? E' accettabile che fra il 41% e il
51,5% di queste persone abbia subito violenza? E da quali fonti si desumerebbe la
sussistenza in Svezia di una percentuale più elevata? Citatemi i dati, per
favore. Ripropongo però la domanda iniziale: possiamo tollerare che circa la metà
delle prostitute in Germania e nei Paesi Bassi sia vittima di violenza?
E
in Nuova Zelanda? Secondo il
rapporto prodotto dal governo di questo Stato nel 2008 “la maggioranza delle
sex workers intervistate ha sostenuto che la decriminalizzazione della
prostituzione poteva fare ben poco per ridurre la violenza esercitata”
nell’industria del sesso. [4] In questo Paese i bordelli devono essere muniti di una
licenza di esercizio, a meno che in essi operino al massimo quattro prostitute
non sottoposte ad alcun potere di controllo, (trattasi sostanzialmente di
piccole cooperative) (small
owner operated brothels).
Il Comitato incaricato di valutare la legge nel 2008, pur composto
prevalentemente da persone favorevoli alla legalizzazione della prostituzione,
ha constatato l'insoddisfacente funzionamento di questo sistema di
certificazione [5] Una volta rilasciata, la licenza non viene più controllata.
Non vengono previste e attuate procedure di verifica del trattamento delle
prostitute nei bordelli, sicché non si sa se i gestori promuovano
effettivamente il benessere, la salute e la sicurezza di chi vi opera [6].
Amnesty International si preoccupa anche di prevenire l'HIV.
Benissimo. Ma non dovremmo preoccuparci di prevenire pure il disturbo post-traumatico da stress, l'ansia, la depressione, le idee suicidarie
concepite da un elevatissimo numero di prostitute di tutto il mondo?
Queste affezioni sono tollerabili?
Ritorniamo però alle malattie sessualmente trasmissibili. Cito il
caso di un altro Paese regolamentarista: l'Austria. In questo Stato una legge sulle malattie veneree,
promulgata nel 1974 in applicazione di una normativa del 1945 e modificata nel
1993, impone alle persone che intendano esercitare la prostituzione l'obbligo
di sottoporsi preventivamente ad una visita medica volta ad accertare l'assenza
di patologie sessualmente trasmissibili. Questa condizione è attestata dal
rilascio di una tessera sanitaria che la prostituta deve esibire ad ogni
richiesta della polizia o di altre autorità amministrative. Il controllo deve
essere reiterato settimanalmente. Se l'ufficiale sanitario diagnostica una
malattia venerea, la prostituta deve
sottoporsi ad un trattamento di cura e la sua tessera sanitaria viene ritirata
fino a completa guarigione.[7] Inoltre ogni prostituta, in base alla legge del
1993 sull'AIDS (AIDS- Gesetz), prima di iniziare l'attività, deve effettuare il
test dell'HIV e lo deve ripetere ogni tre mesi. L'esito del controllo viene
annotato sulla sua tessera sanitaria. Questa le viene ritirata in caso di
sieropositività o di risultato incerto o di rifiuto di eseguire l'esame.[8]
Ora: questa prescrizione
normativa induce spesso i clienti a esercitare pressioni sulle prostitute
perché pratichino rapporti sessuali senza preservativo. [9]
Non solo.
La legge viene rispettata
solo dalle persone che hanno assolto anche l'obbligo della registrazione. Si dà
il caso, però, che, secondo alcune stime, la metà delle prostitute sia irregolare [10] e,
dunque, non si sottoponga regolarmente ai test prescritti. Un quarto delle
prostitute non registrate arrestate dalla polizia nel 2002, si legge in un
numero della rivista del Ministero dell'Interno, è risultata affetta da malattie sessualmente
trasmissibili. [11]
Nell'Europa dell'Ovest la prevalenza dell'HIV fra le prostitute è pari
all'1%. Nei Paesi Bassi, però, la sieroprevalenza fra queste persone si attesta sul 3,8%.
Per contro, la penalizzazione dei
clienti non è riconosciuta come un fattore di rischio di contagio dell'HIV:
nessuno studio epidemiologico mostra che vietare l'acquisto dei rapporti
sessuali comporti rischi sanitari.
Amnesty International è a
conoscenza di questi dati? Non so.
L'unica certezza che ho è di
provare un sentimento di sconforto e di forte amarezza.
Vorrei concludere l'articolo
avvolgendo in un caloroso abbraccio le tanto demonizzate abolizioniste, e, soprattutto, le ex vittime di tratta e le
sopravvissute alla prostituzione italiane e straniere, la cui voce, ancora una
volta, non è stata ascoltata.
Sono persone molto
determinate e combattive.
So che proseguiranno la
lotta.
NOTE:
1. Federal Ministry for Family
Affairs, Senior Citizens, Women and Youth, Health,
Well-Being and Personal Safety of Women in Germany, 2007, p.25
http://www.bmfsfj.de/RedaktionBMFSFJ/Broschuerenstelle/Pdf-Anlagen/Frauenstudie-englisch-Gewalt-gegen-Frauen,property=pdf,bereich=bmfsfj,sprache=de,rwb=true.pdf
2.Indoors
Project, Outreach
in indoor sex work settings. Autres Regards, Marseille,
France, 2012, pp.22-24 http://tampep.eu/documents/Outreach_Report-Indoors_2.pdf
3. Ibidem, p.22
4. New
Zealand Government, Ministry of Justice, Report
of the Prostitution Law Review Committee on the Operation of the Prostitution
Reform Act 2003, 2008 http://www.justice.govt.nz/policy/commercial-property-and-regulatory/prostitution/prostitution-law-review-committee/publications/plrc-report/documents/report.pdf,p.14.
5. Ibidem, p.93
6. Ibidem,
pp.93-94
7. Verordnung des Bundesministers für Gesundheit und Umweltschutz über die
gesundheitliche Überwachung von Personen, die der Prostitution nachgehen StF:
BGBl. Nr. 314/1974 idF: BGBl. Nr. 591/1993; Geschlechtskrankheitengesetz
StGBl.Nr. 152/1945 zuletzt geändert durch BGBl.Nr. 345/1993. http://www.kunsttransfer.at/archiv/methoden/08/files/Bundesgesetz_Prostitution.pdf;
Angelika Kartusch and Cordula Hoebart
dell'associazione Soph!e, Women at Work- Sex Work in Austria, Vienna, June 2007, p.19 http://v000702.vhost-vweb-02.sil.at/wp-content/uploads/2008/07/tca-kyrene-austria-report.pdf
8. AIDS-Gesetz 1993 http://www.kunsttransfer.at/archiv/methoden/08/files/Bundesgesetz_Prostitution.pdf
9. Regelung der Prostitution in Österreich Empfehlungen
der Arbeitsgruppe „Prostitution“, Wien, 2015, pp.35-36.
10. Ibidem, p.36.
11. Illegale
Prostitution. In Öffentliche Sicherheit. Das Magazin des Innenministeriums No 1-2/2003 Jänner-Februar http://www.bmi.gv.at/cms/BMI_OeffentlicheSicherheit/2003/01_02/Artikel_03.aspx
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.