martedì 11 agosto 2015

Amnesty international e la violenza contro le prostitute


E' stata approvata a Dublino una risoluzione che invita i membri di Amnesty International a sviluppare una politica che sostenga la totale decriminalizzazione di tutti gli aspetti del "lavoro sessuale" (" a policy that supports the full decriminalization of all aspects of consensual sex work"), vale a dire, che supporti e solleciti non solo l'auspicabile depenalizzazione di chi pratica sesso a pagamento, misura condivisa da tutti, dalle abolizioniste in primis,  ma anche  la mercificazione delle donne da parte dei clienti e lo sfruttamento legalizzato e istituzionalizzato della prostituzione da parte dei proprietari dei bordelli. 
La suddetta risoluzione si fonda sulla convinzione che la regolamentazione della prostituzione riduca i rischi  di subire violenza da parte di chi la esercita.
Si tratta di uno dei tanti miti che circolano sulle magnifiche sorti e progressive della regolamentazione, miti che ho  confutato in un testo pubblicato sul blog di Massimo Lizzi, cui rinvio  
Riprendo l'argomento e aggiungo ulteriori dati ufficiali o forniti da organizzazioni favorevoli alla prostituzione. In Germania, secondo cifre del Ministero della Famiglia  risalenti al 2007,  il 41% delle prostitute  ha subito violenza fisica o sessuale. [1]
Da una ricerca effettuata nel 2011-2012 da TAMPEP, nell'ambito dell' Indoors Project, si apprende che il 47% delle 200 prostitute di Amsterdam contattate ha affermato di aver sperimentato la violenza e non è detto che una parte delle altre partecipanti non l'abbia subita, dal momento che la domanda non è stata posta a tutte. [2]
 
"For 46.5% of the sex workers contacted, no experience of violence was reported, or violence was not an issue discussed by the outreach team".  [3]

In un  altro 4,5% di casi la violenza è stata osservata dagli stessi intervistatori e nel restante 2% dei casi le prostitute hanno riportato esperienze di  maltrattamenti subiti dalle colleghe. [Ibidem]
 
Germania e Paesi Bassi sono Stati che hanno adottato un approccio regolamentarista. E' questa la sicurezza da loro garantita alle prostitute? E' accettabile che fra il 41% e il 51,5% di queste persone abbia subito violenza? E da quali fonti si desumerebbe la sussistenza in Svezia di una percentuale più elevata? Citatemi i dati, per favore. Ripropongo però la domanda iniziale: possiamo tollerare che circa la metà delle prostitute in Germania e nei Paesi Bassi sia vittima di violenza?
E in Nuova Zelanda? Secondo il rapporto prodotto dal governo di questo Stato nel 2008 “la maggioranza delle sex workers intervistate ha sostenuto che la decriminalizzazione della prostituzione poteva fare ben poco per ridurre la violenza esercitata” nell’industria del sesso. [4] In questo Paese i bordelli devono essere muniti di una licenza di esercizio, a meno che in essi operino al massimo quattro prostitute non sottoposte ad alcun potere di controllo, (trattasi sostanzialmente di piccole cooperative) (small owner operated brothels).
Il Comitato incaricato di valutare la legge nel 2008, pur composto prevalentemente da persone favorevoli alla legalizzazione della prostituzione, ha constatato l'insoddisfacente funzionamento di questo sistema di certificazione [5] Una volta rilasciata, la licenza non viene più controllata. Non vengono previste e attuate procedure di verifica del trattamento delle prostitute nei bordelli, sicché non si sa se i gestori promuovano effettivamente il benessere, la salute e la sicurezza di chi vi opera [6].
Amnesty International si preoccupa anche di prevenire l'HIV. Benissimo. Ma non dovremmo preoccuparci di prevenire pure il disturbo post-traumatico da stress, l'ansia, la depressione, le idee suicidarie concepite da un elevatissimo numero di prostitute di tutto il mondo?  Queste affezioni sono tollerabili?
Ritorniamo però alle malattie sessualmente trasmissibili. Cito il caso di un altro Paese regolamentarista: l'Austria. In questo Stato una legge sulle malattie veneree, promulgata nel 1974 in applicazione di una normativa del 1945 e modificata nel 1993, impone alle persone che intendano esercitare la prostituzione l'obbligo di sottoporsi preventivamente ad una visita medica volta ad accertare l'assenza di patologie sessualmente trasmissibili. Questa condizione è attestata dal rilascio di una tessera sanitaria che la prostituta deve esibire ad ogni richiesta della polizia o di altre autorità amministrative. Il controllo deve essere reiterato settimanalmente. Se l'ufficiale sanitario diagnostica una malattia venerea,   la prostituta deve sottoporsi ad un trattamento di cura e la sua tessera sanitaria viene ritirata fino a completa guarigione.[7] Inoltre ogni prostituta, in base alla legge del 1993 sull'AIDS (AIDS- Gesetz), prima di iniziare l'attività, deve effettuare il test dell'HIV e lo deve ripetere ogni tre mesi. L'esito del controllo viene annotato sulla sua tessera sanitaria. Questa le viene ritirata in caso di sieropositività o di risultato incerto o di rifiuto di eseguire l'esame.[8]
Ora: questa prescrizione normativa induce spesso i clienti a esercitare pressioni sulle prostitute perché pratichino rapporti sessuali senza preservativo. [9]
Non solo.
La legge viene rispettata solo dalle persone che hanno assolto anche l'obbligo della registrazione. Si dà il caso, però, che, secondo alcune stime, la metà  delle prostitute sia irregolare [10] e, dunque, non si sottoponga regolarmente ai test prescritti. Un quarto delle prostitute non registrate arrestate dalla polizia nel 2002, si legge in un numero della rivista del Ministero dell'Interno,  è risultata affetta da malattie sessualmente trasmissibili. [11]
Nell'Europa dell'Ovest la prevalenza dell'HIV fra le prostitute è pari all'1%. Nei Paesi Bassi, però,   la sieroprevalenza fra queste persone si attesta sul 3,8%. 
Per contro, la penalizzazione dei clienti non è riconosciuta come un fattore di rischio di contagio dell'HIV: nessuno studio epidemiologico mostra che vietare l'acquisto dei rapporti sessuali comporti rischi sanitari.
Amnesty International è a conoscenza di questi dati? Non so.
L'unica certezza che ho è di provare un sentimento di sconforto e di forte amarezza.
Vorrei concludere l'articolo avvolgendo in un caloroso abbraccio le tanto demonizzate abolizioniste,  e, soprattutto, le ex vittime di tratta e le sopravvissute alla prostituzione italiane e straniere, la cui voce, ancora una volta, non è stata ascoltata.
Sono persone molto determinate e combattive.
So che proseguiranno la lotta.
 
 
NOTE:
1.  Federal Ministry for Family Affairs, Senior Citizens, Women and Youth, Health, Well-Being and Personal Safety of Women in Germany, 2007, p.25 http://www.bmfsfj.de/RedaktionBMFSFJ/Broschuerenstelle/Pdf-Anlagen/Frauenstudie-englisch-Gewalt-gegen-Frauen,property=pdf,bereich=bmfsfj,sprache=de,rwb=true.pdf
2.Indoors Project, Outreach in indoor sex work settings. Autres Regards, Marseille, France, 2012, pp.22-24 http://tampep.eu/documents/Outreach_Report-Indoors_2.pdf
3. Ibidem, p.22
4. New Zealand Government, Ministry of Justice, Report of the Prostitution Law Review Committee on the Operation of the Prostitution Reform Act 2003, 2008 http://www.justice.govt.nz/policy/commercial-property-and-regulatory/prostitution/prostitution-law-review-committee/publications/plrc-report/documents/report.pdf,p.14.
5. Ibidem, p.93
6. Ibidem, pp.93-94
7.   Verordnung des Bundesministers für Gesundheit und Umweltschutz über die gesundheitliche Überwachung von Personen, die der Prostitution nachgehen StF: BGBl. Nr. 314/1974 idF: BGBl. Nr. 591/1993; Geschlechtskrankheitengesetz StGBl.Nr. 152/1945 zuletzt geändert durch BGBl.Nr. 345/1993. http://www.kunsttransfer.at/archiv/methoden/08/files/Bundesgesetz_Prostitution.pdf; Angelika Kartusch and Cordula Hoebart dell'associazione Soph!e, Women at Work- Sex Work in Austria, Vienna, June 2007, p.19 http://v000702.vhost-vweb-02.sil.at/wp-content/uploads/2008/07/tca-kyrene-austria-report.pdf
8. AIDS-Gesetz 1993 http://www.kunsttransfer.at/archiv/methoden/08/files/Bundesgesetz_Prostitution.pdf
9. Regelung der Prostitution in Österreich Empfehlungen der Arbeitsgruppe „Prostitution“, Wien, 2015, pp.35-36.
10. Ibidem, p.36.
11. Illegale Prostitution. In Öffentliche Sicherheit. Das Magazin des Innenministeriums No 1-2/2003 Jänner-Februar http://www.bmi.gv.at/cms/BMI_OeffentlicheSicherheit/2003/01_02/Artikel_03.aspx

 

 

 

 

 

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