lunedì 29 dicembre 2014

La prostituzione "non è una scelta" e i clienti "non sono dei Brad Pitt"




A 18 anni Vednita Carter si è fidata. "Dicevano che potevo guadagnare fino a 1000 dollari alla settimana". Questa Afroamericana del  Minnesota voleva "andare all'Università" e, per pagarsi gli studi, ha risposto ad un annuncio per l'assunzione in un locale da ballo. Ma, subito "mi hanno chiesto di spogliarmi nuda": lo striptease è stato "il primo passo verso la prostituzione", da cui impiegherà un anno ad uscire. Invitata dalla Coalizione Internazionale per l'abolizione della prostituzione ad un convegno all'Assemblea Nazionale francese, questa donna di una cinquantina d'anni presiede oggi un'associazione che aiuta le prostitute ad uscirne ed afferma: "La violenza intrinseca alla prostituzione consiste nell'avere ogni giorno rapporti sessuali con persone che non si conoscono e che non si sono scelte".
 
Esperienza insostenibile
Laurence Noëlle, 46 anni, conferma. Questa Francese, prostituita all'età di 16 anni, nella celebre via Saint-Denis a Parigi, da una rete di magnaccia, aveva "30 clienti a notte": un'esperienza "insostenibile". "Ne sono uscita da 29 anni, ma da allora non è cambiato nulla. I reclutatori, i procacciatori di clienti scovano le ragazze che fuggono da casa, senza un soldo, e fanno loro balenare la falsa speranza di ottenere protezione ed affetto" , dice. "Se qualcuno mi avesse detto in classe: "Ecco quello che ti potrebbe succedere" io non mi sarei lasciata imbrogliare", dice questa madre di famiglia, che oggi fa la terapeuta, invoca una maggiore attività di prevenzione e deplora "il disconoscimento della realtà". La prostituzione "non è guadagnare denaro con dei Brad Pitt, con dei begli uomini".
 
Non è mai una scelta
Per lei, come per Rosen Hicher, 57 anni, che in Francia ha percorso a piedi 800 Km per reclamare l'abolizione della prostituzione, vendersi "non è mai una scelta". "Ovviamente, quando ci si è dentro, si sostiene esattamente il contrario" per poter sopravvivere, riconosce Rosen, "caduta nella prostituzione" dopo la perdita del lavoro nel 1988 e rimastaci per 22 lunghi anni.
"Anch'io dicevo: la gente è stupida a lavorare 40 ore alla settimana. Io lavoro soltanto 12 ore e guadagno tanti di quei soldi....", rincara la dose Tanja Rahm, dal viso paffuto e dai lunghi capelli castani, che ha venduto il suo corpo per tre anni in Danimarca, senza prosseneti. Ma "ero una macchina che serviva al divertimento degli altri", dice, spiegando che "molte prostitute vittime di un passato di violenze, di abusi sessuali e di stupri pensano di non valere niente, di non avere scelta e di poter fare solo questo".
 
"Denaro per stuprarci"
"Alcune donne si convincono che la prostituzione non sia un problema, perché non hanno alternative", aggiunge Fatima Khatoon, appartenente alla casta Nat, una delle più discriminate in India. Le ragazze che vi fanno parte sono destinate alla prostituzione. Venduta a 9 anni a dei magnaccia, ha avuto 6 figli nel bordello che la sfruttava. "La prostituzione resta uno stupro, anche se ci danno del denaro per stuprarci".
Per l'Irlandese Mia de Faoïte, 43 anni, che ha cominciato [a prostituirsi] per comprarsi la droga "vi è differenza fra scegliere cosa diventare e difendere ciò che si è diventate". Stuprata più volte dai clienti, vivendo in condizioni sordide, "cocaina ed eroina hanno rappresentato un mezzo per gestire questa situazione", confessa. Un circolo vizioso da cui impiegherà dieci anni ad uscirne. "Non ero considerata una brava cittadina perché stavo sul marciapiede", dice, ma che dire allora di quei "bravi cittadini", "di quei mariti, di quei padri di famiglia", "che, in quanto clienti, alimentano la tratta"?
 

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