martedì 1 luglio 2014

Un tasso di mortalità sei volte più alto della media



"La prostituzione consta di un numero incalcolabile e quotidiano di penetrazioni vaginali, anali, orali non desiderate. Il problema della salute delle persone prostituite non può essere posto se rifiutiamo di aprire gli occhi su questa realtà".
 
L'ispezione generale degli affari sociali (IGAS), nel suo rapporto sulla salute delle persone prostituite, segnala i diversi e numerosi problemi legati all'esercizio della prostituzione: malattie sessualmente trasmissibili, dipendenze da droghe e alcool e patologie legate alla precarietà, problemi ginecologici, lesioni secondarie connesse alle violenze subite.
Riporteremo, in particolare, la testimonianza di un ginecologo che lavora in ospedale e che ha visitato numerose donne vittime di reti criminali: "Le lesioni osservate sul corpo delle donne sono cicatrici conseguenti al fatto di essere state aggredite, strascicate, graffiate, così come strappi di capelli e bruciature di sigarette. A livello vulvo-vaginale, l'esame ginecologico rivela vulve molto deformate e, talvolta, vagine con cicatrici dure e molto dolorose, soprattutto nella parte alta dove esistono a volte cicatrici che ne diminuiscono nettamente la lunghezza".
 
Un tasso di mortalità sei volte più alto della media
La violenza è inerente all'attività prostituente. Per non citare che una di queste violenze, che le persone prostituite devono sopportare, in Europa, tra il 16% e il 76% delle donne prostituite dichiara di essere stata vittima di stupro nei dodici mesi precedenti. Il tasso di mortalità delle persone in situazione di prostituzione è sei volte più elevato di quello del resto della popolazione.
Alcuni tentano di ridurre  la questione della salute al solo problema costituito dalle malattie sessualmente trasmissibili. Questo approccio è inefficace e pericoloso. Di fatto, occulta completamente le violenze, gli stupri, le aggressioni, i traumi dai quali sono colpite le persone prostituite e che costituiscono dei rischi per la loro stessa esistenza.
Bisogna ricordare che la salute costituisce, secondo la definizione dell'Organizzazione Mondiale della Salute, uno stato di benessere fisico, psichico e sociale e non consiste soltanto nell'assenza di malattie o di infermità.
La prevenzione dei rischi infettivi rappresenta una colonna portante della presa in carico delle persone prostituite. Ma non può essere la sola risposta a un fenomeno complesso, che richiede una politica globale. Per quanto riguarda l'impatto delle diverse legislazioni sulla prevalenza dell'HIV, numerosi studi hanno mostrato che la criminalizzazione delle persone prostituite rappresenta un rischio di  contagio. Il fatto che la proposta di legge n.1437 ( n.d.t. quella di impronta abolizionista approvata in Francia dall'Assemblea Nazionale il 4 dicembre), rafforzando la lotta contro il sistema prostituente abroghi il reato di adescamento rappresenta dunque un importante progresso.
Per contro, la penalizzazione dei clienti non è riconosciuta come un fattore di rischio di contagio dell'HIV: nessuno studio epidemiologico mostra che vietare l'acquisto dei rapporti sessuali comporti rischi sanitari. E' necessario ricordare qui i risultati di alcuni studi pubblicati gli anni scorsi.
 
I fattori di rischio
Una recente meta-analisi pubblicata in marzo nel British Medical Journal sintetizza in maniera esaustiva i risultati di tutti gli studi pubblicati tra il 2001 e il 2011 sui fattori di rischio d'infezione dal virus dell' HIV delle donne prostituite in Europa.  I fattori di rischio di infezione dal virus dell'HIV individuati in questo studio sono l'iniezione di droga per via endovenosa, i rapporti sessuali non protetti, un numero elevato di clienti, la pratica della prostituzione di strada, la non conoscenza della lingua parlata nel Paese.
Bisogna rilevare che i Paesi che hanno adottato posizioni regolamentariste, miranti ad inquadrare la prostituzione, come i Paesi Bassi e la Spagna, non hanno tassi di sieroprevalenza dell'HIV delle persone prostituite particolarmente bassi. Al contrario!

[Nell'Europa dell'Ovest la prevalenza dell'HIV fra le prostitute è pari all'1%, mentre in Spagna, in Portogallo e nel Regno Unito le cifre sono comprese tra il 4% e il 24%. Quest'ultimo dato si riferisce alle donne prostituite che consumano eroina o crack. Nei Paesi Bassi, la sieroprevalenza si attesta sul 3,8% , ma è molto più alta fra chi pratica rapporti mercenari e si inietta sostanze stupefacente (13,6%) rispetto a chi  non consuma droga (1,5%). Ora, se si considera che, in base ad una ricerca condotta da Melissa Farley in nove Stati, il 48% di chi pratica rapporti mercenari assume sostanze psicotrope o stupefacenti (non sappiamo quanti lo facciano per via iniettiva), si evince come i dati relativi ai Paesi che hanno adottato una legislazione fondata sulla regolamentazione, siano tutt'altro che confortanti.]



 

Il fatto di organizzare la prostituzione, di autorizzare l'acquisto degli atti sessuali, di legalizzare lo sfruttamento della prostituzione, gli eros centers e altri tipi di case chiuse non ha un impatto positivo sulla condizione di salute delle persone prostituite. Esse sono, al contrario, nella maggioranza dei casi, recluse in questi spazi, tenute lontano dalle strutture di prevenzione e di cura e hanno relazioni solo con i prosseneti e con i clienti.
Il rapporto dell' Ispezione generale degli affari sociali (2012), così come quello del Consiglio nazionale sull'AIDS (2010) pongono l'accento sulle gravi difficoltà di accesso alle cure da parte delle persone prostituite, a causa di una particolare diffidenza nei confronti delle amministrazioni e della paura di essere giudicate perché esercitano l'attività prostituente.
Al fine di migliorare questa situazione, la proposta di legge n.1437 si appresta ad eliminare la politica repressiva nei confronti delle persone prostituite abrogando il reato di adescamento, a migliorare il loro accesso ai diritti e, quindi, alle cure, a sostenere la presenza delle associazioni presso le persone prostituite e ad adottare una politica che prenda in considerazione l'insieme delle questioni sanitarie [comportate] da questa attività  in relazione alle cure così come alla prevenzione delle pratiche prostituenti.
 
Mutare prospettiva
Il divieto di acquisto dell'atto sessuale e la depenalizzazione delle persone prostituite contribuiranno a far mutare lo sguardo della società: le persone prostituite non saranno più stigmatizzate, non saranno più considerate come delinquenti. E' l'acquirente del sesso che verrà sanzionato. Le persone prostituite potranno dunque rifiutare più facilmente un rapporto sessuale non protetto o denunciare la violenza di un cliente.
La salute delle persone prostituite e la loro protezione contro le violenze, contro le aggressioni, contro le malattie sessualmente trasmissibili passano attraverso l'accompagnamento globale delle persone e attraverso la riduzione della prostituzione e delle violenze che l'accompagnano.
Sarà nostro compito di medici vegliare sull'applicazione effettiva di tutte le parti del progetto di legge e, in particolare, di quelle relative all'accompagnamento delle persone prostituite, garantendo loro l'accesso alle cure.
 
Firmatari
Ségolène Neuville, infettivologa ; Axel Kahn, medico, genetista ; Damien Mascret, medico, sessuologo ; Emmanuelle Piet, ginecologa ; Gilles Lazimi, medico generico ; Matthieu Lafaurie, infettivologo ; Nathalie de Castro, infettivologa ; Matthieu Saada, infettivologo ; Marie Lagrange-Xélot, infettivologa ; Anne Gervais, epatologa ; Judith Trinquart, medico legale ; Muriel Salmona, psichiatra ; Jean-Pierre Salmona, cardiologo ; Nelly Mortiniera, endocrinologa ; Muriel Bénichou, endocrinologa ; Amina Radaoui, endocrinologa ; Agnès Setton, medico del lavoro ; Marianne Baras, medico legale ; Gérard Lopez, psichiatra ; Marie Médus, medico generico ; Claude Lejeune, pediatra ; Anne-Laurence Godefroy, medico generico ; Milagros Ferreyra, infettivologa.
 

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