martedì 22 luglio 2014

Tratta, prostituzione e violenza in Italia



LULE (fiore in albanese) è  un progetto  avviato nel 1996 ad Abbiategrasso ( in provincia di Milano) con l'intento specifico di promuovere attività culturali, attivare unità mobili di contatto e favorire l'accesso ai servizi sanitari delle  donne prostituite, in particolare delle vittime di tratta. Nel 1998 ha assunto la forma di associazione di volontariato e nel 2001 quella di cooperativa sociale.
 
 
Il rapporto  sulle attività svolte da LULE nel 2013 è particolarmente drammatico e, al contempo, non sorprende. Esso  rappresenta, infatti, una conferma di situazioni  denunciate  da  diversi studiosi e  convalidate dalle testimonianze delle sopravvissute alla prostituzione.
 
 
Il territorio in cui opera questa cooperativa comprende l'area sud-ovest della provincia di Milano e il distretto della Lomellina (Pavia). Nel corso dell'anno è stata rilevata, attraverso il ricorso alle unità mobili, la presenza in strada di 428 donne prostituite in maggioranza romene, anche di etnia rom,  albanesi e nigeriane. Sono state, inoltre, contattate telefonicamente 47 donne che praticano la prostituzione all’interno di appartamenti privati o di esercizi pubblici (sale massaggi, locali notturni, ecc.), in prevalenza  di origine sudamericana e cinese.  
 
 
Gli operatori della cooperativa hanno constatato l'esistenza di un elevato grado di vulnerabilità fra le ragazze  contattate sia in strada che in ambienti chiusi.
 
 
Sono stati riscontrati problemi sanitari riconducibili:
 
 
1) alle dure condizioni ambientali di esercizio della prostituzione con orari di lavoro che possono raggiungere le 14-18 ore al giorno ed estendersi all'intera settimana, il riposo all'addiaccio o in luoghi di fortuna e l'alimentazione carente;
 
 
2) all'assoggettamento a frequenti aggressioni, violenze, rapine,
 
 
3) ai rischi connessi all'attività (malattie sessualmente trasmissibili, frequenti gravidanze ed aborti anche clandestini), 
 
 
4) ai disturbi psicologici derivanti da precedenti esperienze traumatiche vissute nel paese di origine (abusi e maltrattamenti, lutti, pressioni familiari) o connesse al percorso migratorio e all'avvio alla prostituzione coatta o  conseguenti alle violenze subite  durante l'esercizio della stessa. Emergono molto spesso tra le ragazze vissuti pregressi di abbandono familiare, che facilitano la creazione di rapporti di dipendenza dagli uomini che le sfruttano.
 
 
In merito all’assunzione di alcool e droghe si è riscontrato un aumento del fenomeno. Il consumo di sostanze psicotrope o stupefacenti  serve a rendere più sopportabile la pratica dei rapporti mercenari. 
 
 
 La relazione redatta dalla cooperativa evidenzia la presenza ,fra le prostitute, di ragazze affette da disabilità psichiche  e da un profondo disagio mentale.
 
 
Buona parte delle donne incontrate è controllata da differenti clan che gestiscono la tratta di persone e/o lo sfruttamento della prostituzione. Le ragazze praticano rapporti mercenari "indotte dalla necessità e  dalla mancanza di alternative".  Il grado di consapevolezza rispetto all’attività  che svolgeranno in Italia è variabile; molte sospettano o sanno di doversi prostituire, ma poche si aspettano la situazione di condizionamento, ricatto e sfruttamento in cui verranno mantenute. Per le donne africane, oltre ai ricatti derivanti dal  debito contratto (solitamente tra i 40 ed i 60 mila euro), permangono le forme di condizionamento psicologico  determinate dai rituali tradizionali di carattere religioso.
 
 
Dalla lettura del rapporto si desumono, quindi, informazioni già note a chi  abbia letto le testimonianze delle sopravvissute alla prostituzione e le ricerche prodotte da studios* stranieri:
 
 
1) Le rapine, le aggressioni e le violenze sono molto diffuse nell'ambiente e spesso sono perpetrate dagli sfruttatori o da clienti insospettabili.
 
 
2)  Alcuni di questi non esitano a praticare rapporti mercenari con donne affette da disabilità o da serie  turbe psicologiche, dimostrando evidentemente una totale assenza di empatia. Dell'umanità di queste ragazze - e ciò, ovviamente, non stupisce - a loro nulla importa.
 
 
3)  Il consumo di alcool e di droga è spesso associato all'esercizio della prostituzione e contribuisce a renderlo più sopportabile.
 
 
4) Spesso chi si prostituisce proviene da famiglie abusanti.
 
 
5) La pratica dei rapporti mercenari provoca frequentemente seri disturbi psicologici.
 
 
6) Il grado di vulnerabilità delle ragazze non dipende dal luogo in cui la prostituzione viene esercitata (in strada o al chiuso).
 
 
Tutto ciò mi induce a respingere l'idea che si tratti di un lavoro identico  agli altri.
 
 
Il rapporto sottolinea l'esistenza di pesanti situazioni di sfruttamento dalle quali è difficile svincolarsi  per il timore di incorrere in ritorsioni nei confronti dei parenti o  per   la necessità di estinguere un debito molto elevato, associato ad interessi passivi usurari. Inoltre gli sfruttatori esercitano un controllo vessatorio sulle ragazze.
 
 
Infine, ma non meno importante, è da rilevare la difficoltà di accesso delle ragazze prostituite alle strutture del servizio sanitario nazionale a causa, soprattutto, della condizione di emarginazione in cui versano.
 
 
 
 
 
Ecco il rapporto:

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

lunedì 21 luglio 2014

Carole: le violenze subite mi distruggono



Dopo aver trascorso tre anni nella prostituzione e nei bar dove la si pratica e si beve champagne, in Belgio, Carole è ossessionata dalle esperienze vissute. Descrive un sistema fondato sulla violenza, il racket, il razzismo, la dissociazione, ben diverso dalle rappresentazioni alla moda e libertarie dei media. La sua impressione? Quella di aver trascorso questi anni rinchiusa in una cantina.
 
Ero imprenditrice, avevo un lavoro appassionante nel Nord della Francia, una bella casa e guadagnavo bene. Vivevo con un uomo che restava a casa ad accudire nostra figlia. Quando ho dovuto chiudere l'impresa nel 2009, lui se ne è andato, così, su due piedi. Si è portato via tutto, anche l'auto. Non mi è rimasto niente.
Non avevo diritto a nulla. Ho trovato un lavoro: dovevo pagare la baby sitter per mia figlia, un affitto alto; non ce la facevo. E' successo tutto molto rapidamente: gli ufficiali giudiziari, la depressione. Pesavo solo 37 Kg. Contemporaneamente ho perso un uomo che mi era molto caro: il mio padre spirituale, portato via dal cancro. Ho perso tutto in meno di un anno. Mi sono ritrovata senza fissa dimora. Sono diventata anoressica e ipersensibile. Sono stata ricoverata in clinica. Lì, ho incontrato una paziente che mi ha detto che poteva aiutarmi e che mi ha dato l'indirizzo di un locale dove si poteva lavorare facendo bere champagne agli imprenditori. Un posto VIP in Belgio.
Appena dimessa, ci sono andata. C'era dello champagne, certo, ma non solo quello. Mettevano anche droga nei bicchieri. Mi sono risvegliata in un letto con tre uomini. Mi è stato detto che era stato girato un video e che, se non volevo noie, dovevo lavorare. All'inizio erano tre giorni alla settimana di lavoro, poi sette su sette. Sono rimasta in questa catena di locali per un anno e mezzo: si trattava di case chiuse con jacuzzi, piscine e tariffe elevate. Sono stata anche nei bar dove c'era la prostituzione e si beveva champagne. Una bottiglia si vendeva ad un prezzo compreso tra i 200 e gli 800 euro. Ci trasferivano da una città all'altra del Belgio. Questa catena di locali era gestita da un amico e collega di "Dodo la Saumare" [1]; possedeva bar e vetrine.
Poiché ero un'ex imprenditrice, che aveva studiato e parlava bene, ero riservata alla clientela facoltosa (venivo offerta come regalo o ringraziamento). Mi dicevo di essere fortunata rispetto alle altre. Per la cultura che avevo, passavo un po' per un'extraterrestre e riuscivo talvolta a dire di no, a porre qualche limite.
I clienti sono uomini importanti, per l'80% Francesi (c'erano pochissimi Belgi, chissà perché): politici, deputati del Nord della Francia, calciatori, prestigiosi avvocati, uomini d'affari, artisti, personaggi noti, vigili del fuoco, poliziotti...La maggioranza era costituita da uomini sposati. C'è stato un periodo precedente e uno successivo al caso Dominique Strauss-Kahn [2]. Nel periodo successivo, alcuni giornalisti hanno cominciato a gironzolare lì intorno e alcuni avvocati non osavano più venire. Ma, complessivamente, il caso Dominique Strauss-Kahn ha rappresentato una forma di pubblicità per questi locali. Vi ha attirato molti imprenditori. In più, "Dodo la Saumure" si è fatto pubblicità su tutti i media. Il business è gigantesco.
Conoscendo la realtà, non posso più sentire quello che dicono sui clienti: che ci vogliono prostitute per i timidi, per le persone con disabilità. In tre anni, ho visto un solo uomo con disabilità. Quanto ai timidi....se erano timidi, non si comportavano certo come se lo fossero.
 
Porte bloccate
In questi locali, la reclusione è totale, la sorveglianza costante. Non si esce mai. Ci sono due porte in metallo, bloccate. Un responsabile le apre e le chiude al passaggio dei clienti. Il campanello suona in continuazione. E' capitato che avessi 512 clienti in un mese.
Prima, alcune giovani donne potevano rientrare a casa. Ora è finita. Tengono solo recluse: straniere, Brasiliane, Rumene, ragazze della Costa d'Avorio, del Ghana, ma soprattutto Francesi (75% del totale). Se si lascia intendere che si cerca un appartamento fuori dal locale, non si  viene più scelte dai clienti. Il padrone dice loro che non siete disponibili.
I nostri documenti, il nostro denaro e i nostri cellulari vengono sequestrati, per la nostra sicurezza. Non abbiamo il diritto di servircene. Bisogna chiedere il permesso per poter telefonare. Io, quindi, ho perso a poco a poco i miei amici, perché non li chiamavo mai.
Risultiamo assunte, ma in modo irregolare. Vengono denunciate molte meno ore di lavoro di quelle che effettivamente svolgiamo. Risulta che io abbia lavorato solo 30 ore quest'anno e 70 l'anno scorso! Hanno dichiarato che  lavoravo solo 3 ore al giorno: dalle 22 all'1 di notte. In realtà, eravamo disponibili 24 ore al giorno, sempre. Non sono mai riuscita a dormire una notte intera, solo tre o quattro ore di seguito e sono riuscita a fare qualche sonnellino. Mi sento logorata, affaticata, dopo questi anni trascorsi senza dormire. D'altra parte, non dormivo. Svenivo, letteralmente. A volte non riuscivo più a risvegliarmi. Questo orrore è la normalità della vita in questi locali.
Non si ha una stanza propria. Si dorme su letti a castello, a rotazione: sei ragazze in alto e sei in basso. Non ho visto la Tv per tre anni. Tre anni trascorsi fuori dal mondo, incarcerata. Solo che se fossi stata in prigione, avrei avuto almeno un letto mio, la tele per seguire le notizie e un bagno. E oggi mi aiuterebbero a reinserirmi.
Tutto è duro, violento. Si deve vivere immerse nell'aggressività, nell'alcool, nella droga. L'alcool, soprattutto, rende cattivi. Si subiscono richiami e imposizioni relative all'aspetto fisico. Si viene pesate per verificare che non si è ingrassate. Bevevo due bottiglie di champagne al giorno (il resto lo versavo nella doccia) ed ero considerata come quella che non beve. Mi è persino capitato di versare champagne nel caffé del mattino.
Quando arriva la polizia, ci chiedono di nasconderci. Le case chiuse si  avvisano reciprocamente delle future perquisizioni. I poliziotti vengono a verificare se nel locale circola cocaina. Abbiamo visto chiaramente il padrone versare tangenti alla polizia. Non si peritava neppure di occultare il fatto.
In aggiunta all'orrore, ero separata da mia figlia, che non vedevo praticamente più. Le ho inviato del denaro. Quando capitava - raramente-  che potessi uscire per vederla, mi dicevo che forse sarebbe stata l'ultima volta.
 
La permanente coscienza del pericolo
In ciascun locale della catena vi erano fino a 18 ragazze. Ogni struttura ne propone una selezione che possa soddisfare tutti i gusti: una di statura alta, l'altra bassa, una dal seno grande, un'Asiatica, un'Africana....Neppure dopo un anno,  ero a conoscenza del loro vero nome. Non sapevo nulla della loro vita privata.
Non parlavamo fra di noi. Non bisogna mai dire che si ha un figlio, ad esempio. Non bisogna rivelare nulla di sé. Si vive con la permanente coscienza del pericolo. Una delle donne aveva detto al marito di essere segretaria; un giorno lui l'ha saputo ed è venuto a cercarla. Il padrone l'ha fatto accusare di sfruttamento della prostituzione.
In questo ambiente, le ragazze non parlano. E' troppo pericoloso. Nessuna è giunta qui spontaneamente. Tutte soffrono. Qui regna la morte: vi sono suicidi, donne che spariscono. L'80% di loro è drogata. Molte si scarificano, alcune con le lamette da barba. A lungo mi sono chiesta perché lo facessero. Poi, un giorno, non sopportando più gli orrori che sfilavano nei miei ricordi, sono stata tentata di farlo anch'io. Ho capito tutto. Provi un dolore talmente forte dentro, da preferire farti male fuori, per non subire più i tuoi pensieri.
A volte, quando le porte sbattevano o si sentivano degli scricchiolii, alcune ragazze parlavano di fantasmi. Avevamo paura di tutto. Può sembrare strano, ma molte ragazze pregano Santa Rita perché le tiri fuori da lì (lo facevo anch'io). Ancor oggi, a casa mia, tengo costantemente acceso un cero dedicato a Santa Rita.
Il padrone ci attribuisce un nome. Io ero Lola. Ci chiede di inventarci una biografia: io fingevo di essere una Parigina con tre figli. Si dimentica la propria identità. Alcune sono lì da dieci anni. Sono arrivate minorenni. Trovate in strada. Una aveva iniziato a 16 anni; l'avevano presa mentre camminava ai bordi dell'autostrada. Bisogna sapere che i tassisti sono in combutta con i proprietari di questi locali e sanno dove trovare le persone che si sono smarrite. Il padrone le ha permesso di avere un tetto e una "famiglia". Un'altra, di 45 anni, era sola al mondo: il padrone le faceva un regalo il giorno del suo compleanno.  Un giorno che il padrone non c'era (era testimone nel processo per il caso di Carlton), lei si è ubriacata e ha rotto tutto. L'indomani, al rientro, il padrone le ha regalato un bijou e una magnifica torta. L'ha infinocchiata ed è ripartito!
Il padrone sta lì  non per garantirci sicurezza,  ma per prelevare il 70% dei nostri guadagni. In effetti, ci tortura. Quando non siamo in ordine, quando non siamo ben truccate, si offre gentilmente di chiamare l'estetista. Il carnefice diventa un papà. Si è costantemente in attesa di un piccolo gesto di affetto. E' il sistema del bastone e della carota. Quando è morto il magnaccia, proprietario della catena di locali, ho pianto anch'io. Nonostante tutto, c'è la sensazione di essere una famiglia, c'è un sentimento di protezione. D'altronde, non si ha nient'altro.
 
I clienti compaiono ancora nei miei incubi
I clienti non si fanno scrupolo di fare affermazioni razziste o di insultare quelle che considerano troppo vecchie e che hanno la loro età. E' rivoltante. E' meglio non dir niente, tenere un profilo basso. Non c'è alcuna lagnanza, mai. E' successo che una ragazza abbia d'improvviso colpito un cliente. E' stata subito sostituita. Non si sa che cosa le sia accaduto. E' semplicemente scomparsa. Mi ricordo che una aveva rubato. Non l'abbiamo più rivista. Il padrone ha detto soltanto: "Non ruberà mai più". Sono convinta che ci si spinga molto lontano, fino all'eliminazione di qualche ragazza.
Gli addii al celibato erano terrificanti. I ragazzi venivano in gruppo. C'era vandalismo, c'erano bande che venivano con l'idea di rompere tutto.
I clienti mi terrorizzavano. Ho ancora gli incubi. Ci sono stupri, aggressioni. Ma non si dice niente, si finge che sia tutto a posto, per dimostrare che si sanno gestire le situazioni. Avevo sempre paura, in ogni momento, tutti i giorni. Pensavo che sarei morta. Ci hanno lasciate sole con uomini pericolosi. Alcuni restavano lì nel bar due giorni interi. Eravamo a loro disposizione. Hanno il diritto di fare quello che vogliono, tanto sanno che non filtrerà nulla all'esterno. E' ovvio che accadano tragedie. Un giorno ho pensato bene di svenire mentre ero con un cliente, tanto era violento. Ci è andata un'altra ragazza al mio posto. Ne aveva viste talmente tante...
Nei tre posti dove ho lavorato, uno solo consentiva che in caso di pericolo si chiamasse la polizia. Gli altri ci chiedevano di gestire da sole la situazione. Gli allarmi non li ho mai visti funzionare. Inoltre, non ci sono più divieti. Quello di baciare è stato cancellato. Tutto è permesso, anche  i rapporti sessuali nel bar. Per 50 euro, le ragazze neoassunte, soprattutto quelle provenienti dall'Europa dell'Est, accettano di tutto. I prezzi si abbassano e si assumono sempre più rischi.  A una ragazza che praticava rapporti orali senza preservativo sono caduti dei denti. Un'altra, che ha avuto malattie sessualmente trasmissibili, ha subito un'isterectomia. Ho sempre rifiutato i rapporti senza preservativo e i baci. Quando parlavo ai clienti dei rischi dell'AIDS, si mostravano sorpresi.  Degli assistenti sociali vengono a chiederci se vogliamo  sottoporci a test per le malattie sessualmente trasmissibili, ma il test non  è obbligatorio. Le ragazze che avevano rapporti senza l'uso del preservativo non accettavano di  sottoporsi ai test.
Io adottavo una strategia per neutralizzare il rapporto sessuale, per fare in modo di non ricordarmene. Effettuavo sempre lo stesso tipo di rapporto con ogni cliente. Cercavo di dare il meno possibile. E' disumano. Per proteggersi, bisogna sorridere. Altrimenti si piange in continuazione. Certi momenti,  sentiamo che monta la collera e l'odio. Le altre ragazze se ne accorgono e si proteggono a vicenda, per evitare un dramma: un suicidio, ad esempio.
Ma come se ciò non bastasse, le prostitute vivono con un'altra angoscia: ricevere una recensione negativa su un sito Internet famoso, gestito da un webmaster grasso e libidinoso. Tutti i bordelli costringono le ragazze a soddisfarlo gratis in cambio di una buona recensione sul sito. Su  di esso le case chiuse sono catalogate in base allo Stato, alla regione, alla città e le ragazze vi appaiono nude, con il volto nascosto da una maschera. I clienti commentano la "prestazione" e recensiscono l'allestimento scenico, la qualità della fellatio, le posizioni accettate da ogni ragazza. Quando i clienti non sono soddisfatti, alcune ragazze vengono "demansionate" (inviate nelle vetrine o in strada) e i tenutari dei bordelli porgono le scuse sul sito e offrono prestazioni compensative. Le pressioni sulle ragazze che hanno ricevuto recensioni negative sono enormi e loro accettano qualsiasi cosa, pur di ricevere di nuovo un voto positivo.
Questo sito sta alla prostituzione, come booking.com sta agli hotel, salvo il fatto che la stanza d'hotel raccomandata dall'internauta o di cui egli si lamenta è una donna, la sua vagina, la sua bocca o il suo seno. Tre anni dopo e malgrado ripetute richieste, il sito non ha rimosso le mie foto oltraggiose e i commenti dei clienti.
 
Me ne sto rintanata in casa, ho paura di tutto.
Sono fuggita, senza avere nulla. Ho risparmiato 1500 euro in tre anni! Ci passano in mano molti soldi, ma alla fine a noi rimane una miseria. E' un sistema di racket. L'alloggio ci costa dai 20 ai 30 euro al giorno, i pasti consumati sul posto dai 50 ai 100 euro e dobbiamo pagare il riscaldamento. Persino le sigarette ci vengono vendute a prezzi gonfiati.
Per l'abbigliamento, passa un negoziante (lo stesso in tutti i locali di questo tipo, perché ha stipulato un contratto con i tenutari); per ogni visita ricava 2000 euro.  Gli facciamo ressa attorno, per il piacere di comprare qualcosa di nuovo e di carino. Anche i cosmetici rappresentano un considerevole business. Il denaro circola (quando un cliente paga con la carta di credito,  ci viene sottratto il 10% per le spese che facciamo).
Quando avevo il permesso di uscire, portavo la mia bambina in gita. Non avendo una casa e volendo il meglio per lei, prenotavo una stanza in un hotel di lusso, affinché mia figlia avesse l'impressione di restarsene a casa con la mamma.
Non so come avrei potuto andarmene, se non fosse accaduto un miracolo: un colpo di fulmine per l'uomo che è diventato il mio compagno e che è stato indotto ad entrare nel bar dal suo padrone  dal quale aveva ricevuto una gratifica di 150 euro. L'ha spesa offrendo una coppa di champagne a tre di noi. Non scorderò mai quel momento.  In seguito, abbiamo dovuto comportarci in modo molto prudente, per non attirare l'attenzione.
Mi ha dato la forza necessaria e io sono riuscita a fuggire. Ho detto che mi prendevo un week-end libero e non sono più tornata. Quando il mio compagno mi chiede se mi fido di lui, gli rispondo che l'amo, ma che non mi fido. Non mi fido degli uomini. E' sicuramente  una situazione difficile per lui. Ad ogni modo, è stato capace di non pretendere nulla da me sessualmente, di saper aspettare, di rassicurarmi, di essere dolce.
Sono stata scottata nel passato. A un certo momento, sono riuscita a rimettermi in piedi, a lavorare nella società di un cliente che si era innamorato di me e che io ritenevo fosse un angelo custode. Mi aveva proposto di usare la sua influenza per trovarmi un lavoro e un alloggio. Sono dunque fuggita dal bar, perdendo i soldi, i documenti e i vestiti. Se avessi detto che volevo andarmene,  penso che mi avrebbero trasferito a Ginevra o altrove, oppure mi avrebbero fatto prostituire in una vetrina. E' una rete mafiosa dove regna la droga, lo sfruttamento della prostituzione, la schiavitù.
Quando ho avuto le chiavi del mio appartamento, lui ha approfittato della mia partecipazione a una riunione per rubarmi il duplicato della chiave nella borsa e fiondarsi a casa mia alle tre del mattino. Ho scoperto, infatti, che era sposato e che profittava di me come prostituta gratuita e come sartina. Mi ha molestata, mi ha minacciata di morte.
Quando l'ho denunciato, sono stata ricevuta da una sbirra che mi ha fulminato come se fossi io la colpevole. Con tutto il disprezzo di cui era capace, mi ha detto che era a causa delle donne come me che suo marito la tradiva.
 
La metà dei poliziotti sono clienti
Il caso è stato archiviato. Si trattava di un cliente che "salvava le prostitute". Ha fatto la stessa cosa con un'altra ragazza. Quando sono andata dalla polizia, ho riconosciuto un sacco di poliziotti. La metà sono clienti. Passa la voglia di denunciare.
Oggi, non riesco a reinserirmi. Me ne sto rintanata in casa. Ho paura di tutto. Di presentare domanda per un posto di lavoro, di andare dal medico, di recarmi alla Sécurité Sociale (n.d.t ente che eroga le pensioni)... Sono troppo fragile. Tutte le violenze che ho subito, la reclusione nei bordelli per tre anni, tutto ciò ammorba la mia vita. Sono oppressa dagli orrori che ho vissuto, mi arrabbio per un nonnulla. Di notte, mi rigiro nel letto come una trottola.
Ci sono cose sconcertanti. Il mio dentista mi ha scoperto un ascesso che avrebbe dovuto causarmi dolori terribili. Non ho mai sentito niente! E' dopo essere uscita dalla prostituzione, che si è riattivata la percezione del dolore.
Il problema non è soltanto uscirne. E' affrontare la realtà dopo. Non ho ancora ritrovato il sonno che per brevi periodi di un'ora e mezza o due. Il mio compagno mi dice che sono molto agitata, che di notte mi picchio. Mi risveglio con dolori dappertutto. Quale uomo è capace di sopportare tutto ciò? Il mio compagno ha perduto il sonno, per vegliare sul mio.
Sono passata dalla reclusione assoluta ad un mondo libero di cui non conosco nulla.  Dovrebbe esistere una struttura per affrontare questo passaggio e occorrerebbero buoni psicologi, capaci di ascoltare e di dissipare questa sofferenza, questa paura. Non le avevo, quando ero Lola.
Ho le giuste competenze per trovare un impiego. Ma è necessario espletare delle pratiche: sarò in grado di farlo? Reagirò bene? Non sono più sicura di nulla. E se incontro qualcuno che mi conosce?
Quando vedo certi uomini, di recente alla CAF (Caisse d’Allocation Familiale. N.d.t Fondo di assistenza alle famiglie), ad esempio,  mi vengono le palpitazioni, i dolori alle gambe, mi sento terrorizzata. Non so perché. Ho ricevuto una proposta di lavoro, ma dovevo incontrare degli imprenditori. Mi ero preparata per il colloquio, ma niente da fare. Non sono riuscita ad andarci.
Non c'è nulla, quando si riesce ad uscire [dalla prostituzione]. Alcune, che erano uscite, vi sono ritornate. Fuori, è come se non esistessero per nessuno. Anch'io ero ritornata, dopo la cattiva esperienza con il cliente.
Se il mio compagno non fosse stato vicino a me, io  sarei di nuovo là. E' un modo di sparire. Ricominciare a vivere, è pesante. E, d'altra parte,  non potrebbe esserci nulla di peggio di ciò che ho già vissuto.
Grazie al mio compagno, sto  imparando di nuovo a vivere. Lui si prende cura di me per qualsiasi cosa. Quando sento i discorsi dei media, ad esempio, impazzisco. Allora, lui seleziona i programmi o spegne la Tv quando è troppo difficile da tollerare. Tutte queste prostitute che non raccontano nulla dell'orrore che hanno vissuto e che arrivano persino a dire che si tratta di una scelta! Ma sono state pagate per dire una cosa così?  Le giornaliste scelgono quelle che  dicono le stesse cose dei "343" maiali o queste prostitute sono masochiste?
Scegliere di farsi maltrattare ed umiliare? Davvero? Ma chi sono queste donne? Non ho mai incontrato nessuna nella prostituzione che facesse questi discorsi. Nessuna di quelle che ho incontrato,  era lì perché le piacesse. La maggior parte di loro aveva figli da crescere.  Le ho viste tutte piangere, soffrire, sognare un'altra vita.
Bisogna fermare tutto ciò. E' necessario che la legge sanzioni coloro che ricorrono alla prostituzione. Il denaro non ripaga il rapporto sessuale. Si tratta di uno stupro. Il denaro non lo risarcisce. Anche il cliente più corretto mi ha fatto subire ciò che è intollerabile.
Nel frattempo, ho saputo che il locale dove lavoravo è stato riaperto. Saperlo, mi turba profondamente. Penso a tutte quelle che vi sono rimaste...
 
NOTE
1 Dominique Alderweireld, soprannominato Dodo la  Saumure, è un magnaccia francese proprietario di numerosi bordelli in Belgio ed è stato condannato in primo grado a cinque anni di carcere per prossenetismo.
2. Si fa riferimento all'affaire di  Carlton de Lille, di cui è stato protagonista Dominique Strauss-Kahn, accusato di sfruttamento della prostituzione.

martedì 1 luglio 2014

Un tasso di mortalità sei volte più alto della media



"La prostituzione consta di un numero incalcolabile e quotidiano di penetrazioni vaginali, anali, orali non desiderate. Il problema della salute delle persone prostituite non può essere posto se rifiutiamo di aprire gli occhi su questa realtà".
 
L'ispezione generale degli affari sociali (IGAS), nel suo rapporto sulla salute delle persone prostituite, segnala i diversi e numerosi problemi legati all'esercizio della prostituzione: malattie sessualmente trasmissibili, dipendenze da droghe e alcool e patologie legate alla precarietà, problemi ginecologici, lesioni secondarie connesse alle violenze subite.
Riporteremo, in particolare, la testimonianza di un ginecologo che lavora in ospedale e che ha visitato numerose donne vittime di reti criminali: "Le lesioni osservate sul corpo delle donne sono cicatrici conseguenti al fatto di essere state aggredite, strascicate, graffiate, così come strappi di capelli e bruciature di sigarette. A livello vulvo-vaginale, l'esame ginecologico rivela vulve molto deformate e, talvolta, vagine con cicatrici dure e molto dolorose, soprattutto nella parte alta dove esistono a volte cicatrici che ne diminuiscono nettamente la lunghezza".
 
Un tasso di mortalità sei volte più alto della media
La violenza è inerente all'attività prostituente. Per non citare che una di queste violenze, che le persone prostituite devono sopportare, in Europa, tra il 16% e il 76% delle donne prostituite dichiara di essere stata vittima di stupro nei dodici mesi precedenti. Il tasso di mortalità delle persone in situazione di prostituzione è sei volte più elevato di quello del resto della popolazione.
Alcuni tentano di ridurre  la questione della salute al solo problema costituito dalle malattie sessualmente trasmissibili. Questo approccio è inefficace e pericoloso. Di fatto, occulta completamente le violenze, gli stupri, le aggressioni, i traumi dai quali sono colpite le persone prostituite e che costituiscono dei rischi per la loro stessa esistenza.
Bisogna ricordare che la salute costituisce, secondo la definizione dell'Organizzazione Mondiale della Salute, uno stato di benessere fisico, psichico e sociale e non consiste soltanto nell'assenza di malattie o di infermità.
La prevenzione dei rischi infettivi rappresenta una colonna portante della presa in carico delle persone prostituite. Ma non può essere la sola risposta a un fenomeno complesso, che richiede una politica globale. Per quanto riguarda l'impatto delle diverse legislazioni sulla prevalenza dell'HIV, numerosi studi hanno mostrato che la criminalizzazione delle persone prostituite rappresenta un rischio di  contagio. Il fatto che la proposta di legge n.1437 ( n.d.t. quella di impronta abolizionista approvata in Francia dall'Assemblea Nazionale il 4 dicembre), rafforzando la lotta contro il sistema prostituente abroghi il reato di adescamento rappresenta dunque un importante progresso.
Per contro, la penalizzazione dei clienti non è riconosciuta come un fattore di rischio di contagio dell'HIV: nessuno studio epidemiologico mostra che vietare l'acquisto dei rapporti sessuali comporti rischi sanitari. E' necessario ricordare qui i risultati di alcuni studi pubblicati gli anni scorsi.
 
I fattori di rischio
Una recente meta-analisi pubblicata in marzo nel British Medical Journal sintetizza in maniera esaustiva i risultati di tutti gli studi pubblicati tra il 2001 e il 2011 sui fattori di rischio d'infezione dal virus dell' HIV delle donne prostituite in Europa.  I fattori di rischio di infezione dal virus dell'HIV individuati in questo studio sono l'iniezione di droga per via endovenosa, i rapporti sessuali non protetti, un numero elevato di clienti, la pratica della prostituzione di strada, la non conoscenza della lingua parlata nel Paese.
Bisogna rilevare che i Paesi che hanno adottato posizioni regolamentariste, miranti ad inquadrare la prostituzione, come i Paesi Bassi e la Spagna, non hanno tassi di sieroprevalenza dell'HIV delle persone prostituite particolarmente bassi. Al contrario!

[Nell'Europa dell'Ovest la prevalenza dell'HIV fra le prostitute è pari all'1%, mentre in Spagna, in Portogallo e nel Regno Unito le cifre sono comprese tra il 4% e il 24%. Quest'ultimo dato si riferisce alle donne prostituite che consumano eroina o crack. Nei Paesi Bassi, la sieroprevalenza si attesta sul 3,8% , ma è molto più alta fra chi pratica rapporti mercenari e si inietta sostanze stupefacente (13,6%) rispetto a chi  non consuma droga (1,5%). Ora, se si considera che, in base ad una ricerca condotta da Melissa Farley in nove Stati, il 48% di chi pratica rapporti mercenari assume sostanze psicotrope o stupefacenti (non sappiamo quanti lo facciano per via iniettiva), si evince come i dati relativi ai Paesi che hanno adottato una legislazione fondata sulla regolamentazione, siano tutt'altro che confortanti.]



 

Il fatto di organizzare la prostituzione, di autorizzare l'acquisto degli atti sessuali, di legalizzare lo sfruttamento della prostituzione, gli eros centers e altri tipi di case chiuse non ha un impatto positivo sulla condizione di salute delle persone prostituite. Esse sono, al contrario, nella maggioranza dei casi, recluse in questi spazi, tenute lontano dalle strutture di prevenzione e di cura e hanno relazioni solo con i prosseneti e con i clienti.
Il rapporto dell' Ispezione generale degli affari sociali (2012), così come quello del Consiglio nazionale sull'AIDS (2010) pongono l'accento sulle gravi difficoltà di accesso alle cure da parte delle persone prostituite, a causa di una particolare diffidenza nei confronti delle amministrazioni e della paura di essere giudicate perché esercitano l'attività prostituente.
Al fine di migliorare questa situazione, la proposta di legge n.1437 si appresta ad eliminare la politica repressiva nei confronti delle persone prostituite abrogando il reato di adescamento, a migliorare il loro accesso ai diritti e, quindi, alle cure, a sostenere la presenza delle associazioni presso le persone prostituite e ad adottare una politica che prenda in considerazione l'insieme delle questioni sanitarie [comportate] da questa attività  in relazione alle cure così come alla prevenzione delle pratiche prostituenti.
 
Mutare prospettiva
Il divieto di acquisto dell'atto sessuale e la depenalizzazione delle persone prostituite contribuiranno a far mutare lo sguardo della società: le persone prostituite non saranno più stigmatizzate, non saranno più considerate come delinquenti. E' l'acquirente del sesso che verrà sanzionato. Le persone prostituite potranno dunque rifiutare più facilmente un rapporto sessuale non protetto o denunciare la violenza di un cliente.
La salute delle persone prostituite e la loro protezione contro le violenze, contro le aggressioni, contro le malattie sessualmente trasmissibili passano attraverso l'accompagnamento globale delle persone e attraverso la riduzione della prostituzione e delle violenze che l'accompagnano.
Sarà nostro compito di medici vegliare sull'applicazione effettiva di tutte le parti del progetto di legge e, in particolare, di quelle relative all'accompagnamento delle persone prostituite, garantendo loro l'accesso alle cure.
 
Firmatari
Ségolène Neuville, infettivologa ; Axel Kahn, medico, genetista ; Damien Mascret, medico, sessuologo ; Emmanuelle Piet, ginecologa ; Gilles Lazimi, medico generico ; Matthieu Lafaurie, infettivologo ; Nathalie de Castro, infettivologa ; Matthieu Saada, infettivologo ; Marie Lagrange-Xélot, infettivologa ; Anne Gervais, epatologa ; Judith Trinquart, medico legale ; Muriel Salmona, psichiatra ; Jean-Pierre Salmona, cardiologo ; Nelly Mortiniera, endocrinologa ; Muriel Bénichou, endocrinologa ; Amina Radaoui, endocrinologa ; Agnès Setton, medico del lavoro ; Marianne Baras, medico legale ; Gérard Lopez, psichiatra ; Marie Médus, medico generico ; Claude Lejeune, pediatra ; Anne-Laurence Godefroy, medico generico ; Milagros Ferreyra, infettivologa.