lunedì 16 giugno 2014

Il comportamento dei prostitutori (= clienti)

 

 

Poche ricerche studiano il rapporto tra il modo in cui il prostitutore si rappresenta la donna in generale e l'atteggiamento che adotta nei confronti della persona prostituita. Per contro, la maggioranza delle ricerche concorda sulla violenza esercitata dai clienti nei confronti delle persone prostituite.
 
Qual è il comportamento dei prostitutori nei confronti delle persone vittime della tratta? Quale rapporto sussiste tra domanda dei prostitutori e tratta degli esseri umani?
Nel rapporto Traite des êtres humains, recrutement par Internet (Tratta degli esseri umani, reclutamento tramite Internet) [1], il Consiglio d'Europa osserva che nei racconti degli uomini sull'acquisto di sesso sono disseminati numerosi indizi che lasciano intuire che essi consumino donne vittime della tratta. Il rapporto precisa che uno studio effettuato nel 2006 e nel 2007 dall'Università di Tracia, nel quadro del progetto AGIS 66, in tre Paesi europei (Grecia, Cipro, Germania) sulla tratta generata dalla domanda: Demand of Stolen Lives. Researching the Demand Side of Trafficking, rivela che la maggior parte dei clienti chiude gli occhi, finge di non percepire il carattere criminale della tratta degli esseri umani e che una percentuale elevata di essi si mostra totalmente indifferente alla sorte delle donne [che ne sono vittime]. A loro interessa una sola cosa: fruire dei servizi che hanno comprato.
Una ricerca israeliana [2] rivela che quasi la metà dei clienti intervistati ritiene che le donne straniere eseguano una prestazione migliore per la stessa somma. Un terzo pensa di avere più potere su di loro. Un terzo non esita a considerare la tratta un vantaggio, spiegando che le vittime sono più disponibili nei confronti dei clienti, i quali traggono dal rapporto maggior piacere. Sostengono anche che le vittime sono meno costose. Certi hanno affermato di disinteressarsi alle condizioni vissute dalla donna prostituita che è  soltanto una che fornisce un "servizio".
Altri affermano di provare un sentimento di repulsione all'idea di ricorrere alle vittime di tratta. Ma alcuni, in questo gruppo, hanno ammesso di aver già pagato delle donne che sospettavano essere vittime di tratta. In questo caso  hanno giustificato il loro comportamento invocando il fatto di essere stati ubriachi o di non avere avuto abbastanza denaro per permettersi persone più costose o  hanno invocato il fatto che la persona in questione era a portata di mano, immediatamente disponibile [3]. [...]
 
Il ricorso alla prostituzione  all'estero
Più della metà, precisamente il 56% dei 110 uomini intervistati in Scozia [4], hanno già fatto ricorso alla prostituzione all'estero (in 40 Stati di tutti i continenti, ma soprattutto nei Paesi Bassi) [5]
Secondo lo studio irlandese Escort Surveys, [6] una significativa percentuale di uomini si reca all'estero per praticare turismo sessuale. Il 26% si è recato per questo motivo in Gran Bretagna, il 21% nei Paesi Bassi, il 12% nell'Europa dell'Est, il 10% negli Stati Uniti, il 9% in Germania e il 9% in  Stati africani.
 
Le violenze dei clienti nei confronti delle persone prostituite
Tutte le inchieste mostrano il grado elevato di violenza, esercitata soprattutto dai clienti, subita dalle persone prostituite: insulti, percosse, minacce, umiliazioni, stupri, persino omicidi [7].
Così risulta dallo studio irlandese Globalisation, Sex Trafficking and Prostitution, the Experiences of Migrant Women in Ireland [8], che si occupa del vissuto delle persone prostituite, dei danni psicologici che subiscono, della violenza dei clienti,  dell'impatto che ha sulla salute di chi ne è colpita.
Tra le ricerche recenti, quella condotta a Ginevra [9] è senza appello: quale che sia il luogo dove ci si prostituisce, la prima fonte di violenza è il prostitutore. Violenza economica, fisica, psichica, verbale.
Se è difficile avere informazioni precise al riguardo, sembrerebbe però che la maggioranza delle violenze dichiarate siano commesse da una minoranza di prostitutori [10].
Tuttavia, lo studio del sociologo Grubman Black [11] - che, secondo Donna Hughes, ha impiegato metodi meno compiacenti nei confronti degli uomini intervistati - ha rivelato la presenza nei clienti di una maggiore attitudine all'aggressività e alla violenza nei confronti delle donne.
Secondo un'indagine sudafricana del 2008, [12] una delle cause della violenza dei clienti sarebbe il rifiuto della persona prostituita di soddisfare certe richieste,  in particolare di praticare il sesso anale o senza preservativo (e ciò rinvia alle norme che regolano la mascolinità e che vogliono che sia l'uomo a decidere in questo campo).
Una forma di violenza frequente è messa in rilievo da tutte le ricerche  ed osservazioni sul campo: un notevole numero di uomini chiede rapporti non protetti. Citiamo ad esempio l'indagine effettuata in Irlanda nel 2008 che ha coinvolto 469 escort e i loro clienti: il 9% dei clienti intervistati ha detto di aver avuto rapporti vaginali non protetti e una percentuale molto più elevata (fra il 36% e il 57%)  ha sostenuto di aver effettuato altre pratiche non protette (rapporti anali e orali).
Nella situazione molto concorrenziale del mercato del sesso, le persone prostituite sono chiaramente  soggette a notevoli rischi.
 
Qual è il rapporto dei prostitutori con le donne in genere? Sappiamo qual è la loro posizione su problemi come lo stupro, ad esempio?
Si tratta di un tema poco studiato, anche se determinante. I risultati sono contraddittori.
L'inchiesta scozzese mostrerebbe [13] l'esistenza presso la maggioranza dei prostitutori di una forma di misoginia latente, da debole a molto forte. Nella ricerca di Mcleod, gli uomini che ricorrono alla prostituzione e che guardano immagini pornografiche sono più suscettibili degli altri a commettere atti sessualmente aggressivi contro le partner. Il fatto di essere clienti non farebbe che rinforzare i sentimenti di svalutazione delle donne, al punto da cambiare la loro opinione, ma anche il loro comportamento nei confronti di queste ultime. Per contro, Monto [M. A. Monto e N. McRee, A Comparison of the Male Customers of Female Street Prostitutes with National Samples of Men, International Journal of Offender Therapy and Comparative Criminology, XX(X), 2005], che ha messo a confronto 1672 clienti statunitensi con uomini che non lo erano, giunge alla conclusione che i prostitutori non presentano  maggiori probabilità di aver già costretto una donna qualsiasi ad avere rapporti sessuali. Questo punto è confermato da altri studi [14] che mostrano come i clienti non tendano più degli altri uomini a sostenere i miti relativi allo stupro.
Ciò però non rimette in discussione il fatto che le persone prostituite siano frequentemente vittime di violenza.
Per Davidson [15], l'immaginario relativo alla prostituta si ripercuote su tutte le donne. La "puttana" rappresenta "l'animale sessuale", le pulsioni e i desideri, desideri sessuali che, in gran parte, sono ritenuti colpevoli. La "puttana" rappresenta una delle due immagini della donna che gli uomini della società patriarcale hanno interiorizzato. Questa immagine orienta il modo in cui gli uomini si comportano con le donne nelle più svariate situazioni. [...]
 
NOTE
[1] A. P. Sykiotou, Traite des êtres humains : recrutement par Internet. L’usage abusif d’Internet pour le recrutement des victimes de la traite des êtres humains, COE, 2007. À télécharger sur cette page.
[2] H. Ben Israel et N. Levenskron, The Missing Factor. Clients of Trafficked Women in Israel’s Sex Industry, Israël, 2005.
[3] B. Anderson et J. O’Connell Davidson, "Is Trafficking in Human Beings Demand Driven ? A Multi-Country Pilot Study", Migration Research Series, n°15, OIM, 2003.
[4] L. Anderson, M. Farley, J. Golding et J. Macleod, Challenging Men’s Demand for Prostitution in Scotland. A Research Report Based on 110 Interviews with Men Who Bought Women in Prostitution, Women’s Support Project, 2008. À télécharger sur cette page.
[6] Studio citato in P. Kelleher et M. O’Connor, Globalisation, Sex Trafficking & Prostitution, the Experiences of Migrant Women in Ireland, Immigrant Council of Ireland, 2009. À télécharger sur cette page.
[7] D. Alvarez, A. Cotton, U. Ezgin, M. Farley, J. Lynne, M. E. Reyes, F. Spiwak et S. Zumbeck, Prostitution & Posttraumatic Stress Disorder : Update from Nine Countries, Journal of Trauma Practice, vol. 2, n° 3/4, 2003.
[8] P. Kelleher, M. O’Connor, ibidem.
[9] A. Földhazi et M. Chimienti, Marché du sexe et violences à Genève, Université de Genève, 2006.
[10] H. Bell, N. B. Busch, N. Hotaling et M. A. Monto, Male Customers of Prostituted Women : Exploring the Perceptions of Entitlement to Power and Control and Implications for Violent Behavior Toward Women, Violence Against Women, vol. 8, n°9, 2002.
[11] S. Grubman Black, Deconstructing John, Demand Dynamics Conference, Depaul University, Chicago, Illinois, 16 octobre 2003.
[12] C. Gould, N Fick, (en collaboration avec), Selling Sex in Cape Town : Sex Work and Human Trafficking in a South African City, Pretoria/Tshwane, South Africa, 2008.
[13] L. Anderson, M. Farley, J. Golding et J. Macleod, op. cit.
[14] M. Monto et N. Hotaling, Predictors of Rape Myth Acceptance among the Male Clients of Female street prostitutes, Violence against Women, n°7, 2001.
[15] J. O’Connell Davidson, Prostitution, Power and Freedom, University of Michigan Press, 1998
 
 
 
 
 

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